Alberto Burri
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Biografia
Alberto Burri è un pittore e artista concettuale italiano noto per l’uso avventuroso di nuovi materiali. Nasce il 12 marzo 1915 a Città di Castello, si laurea in Medicina nel 1940, arruolandosi poi come ufficiale medico.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale viene rinchiuso nel campo di prigionia di Hereford, in Texas insieme ad altri 3.000 ufficiali italiani. Lì, nel 1944 si avvicina alla pittura, soprattutto a causa della morte del fratello minore Vittorio deceduto sul fronte russo.
A Roma la prima serie di opere informali con tecniche diverse e miste: i Catrami, le Muffe, i Gobbi
Tornato in Italia nel 1946, abbandona la medicina per concentrarsi solo sulla pittura, stabilendosi a Roma.
Nel 1947 fa la sua prima mostra personale alla Galleria La Margherita, fanno seguito le mostre alla Marlborough Gallery di New York e alla Gallery de France a Parigi. La produzione artistica di Burri esplode nello stesso anno in forme astratte e materiali non ortodossi, influenzato da Jean Dubuffet e Jean Mirò.
Tra il 1948 e il 1950 crea i Catrami, opere composte da catrame, sabbia, zinco, pomice e colla di PVC utilizzando il catrame non solo come materiale ma come vero e proprio colore materico.
Nella serie Muffe fa reagire letteralmente fra loro i materiali impiegati, creando vere e proprie muffe, in altre opere chiamate i Gobbi dello stesso periodo Burri si concentra sulla tridimensionalità del dipinto incorporando rami d’albero sul retro della tela.
Nel 1951 aderisce al “Gruppo Origine” con Giuseppe Capogrossi, Ettore Colla e Mario Balocco, movimento sciolto nel medesimo anno di fondazione, evento che testimonia l’attitudine di Alberto Burri verso una ricerca artistica sempre più indipendente.
I Sacchi di Alberto Burri: scompare il colore, l’arte diventa concettuale
Dal 1952 crea le sue opere più rivoluzionarie, i celebri Sacchi (composti da tessuto di juta). La materia povera racconta la propria vita attraverso bruciature e cuciture, diventando simbolo del dolore universale. Il colore quasi scompare, è tutta superficie materica trattata da vapori, strappi, tagli, strati di colore e forme diverse, ma sempre controllate in un equilibrio armonico.
Sono opere che danno grande scandalo. Due Sacchi, Lo Strappo (The Rip) e Rattoppo (Patch) furono respinti nel ’52 dalla Biennale di Venezia. Quando la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquista Grande Sacco provoca un’interpellanza parlamentare che nel 1959 chiede la rimozione dell’opera.
Nel 1953 la svolta oltreoceano: Burri negli Stati Uniti
Dopo Roma, le sue mostre personali si tengono in molti musei americani: quella del Museo Solomon R. Guggenheim di New York, in particolare, riceve ottime critiche, grazie alla particolare stima del direttore James Johnson Sweeney nei confronti dell’opera di Burri.
Tanto che nel 1955, lo stesso Sweeney scrive la prima monografia su Burri.
Lo stile di Burri si avvicina al movimento dell’arte informale, una tendenza nata e diffusasi in Europa, tipica del clima culturale post-bellico. Pierre Restany considerava Burri un “caso speciale” nella storia del minimalismo, essendo stato “il monumentale outsider e geniale precursore allo stesso tempo”.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Burri manifesta la sua sfiducia verso la razionalità, considerando l’azione come unico mezzo d’espressione. Il dipinto tende a una tensione continua verso un’incontrollata e istintiva espressione di sé, superando le categorie figurative consuete. Respinge quindi la prospettiva, la forma, i contorni e i canoni accademici. Anche il supporto dell’opera si trasforma in materia modificabile dall’artista.
Dopo il 1957 Burri realizza le opere i Legni, le Combustioni, i Ferri introducendo il fuoco come materia di sperimentazione.
I Cretti e il Cellotex
Nel 1963 comincia a passare gli inverni a Los Angeles.
Dai viaggi nel parco nazionale della Valle della Morte nasce l’idea dei cretti. Le crepe naturali nel deserto diventano ispirazioni per opere che crea lui stesso grazie a processi chimici e al riscaldamento repentino della materia.
I Cretti diventano sculture di estese dimensioni come il Cretto a Gibellina, una colata di cemento bianco che si estende con le sue crepe enormi su un’area di un paese precedentemente distrutto, estesa per 85.000 metri quadrati, opera completata soltanto nel 2015 per il centenario della sua nascita di Burri. Queste opere sfruttano i principi della scultura ad ampissime dimensioni (quasi land art) lavorando su spazio e architettura.
A partire dalla fine degli anni Settanta si concentra sui Cellotex (miscela detta Celotex a cui Burri aggiunge una L, miscuglio industriale di scarti e adesivi derivanti dai pannelli isolanti).
Burri e il teatro
Una sua grande passione è il teatro, per il quale crea numerose scenografie. Per Spirituals, nel 1963, alla Scala di Milano. Nel 1969 per l’adattamento teatrale di Ignazio Silone e Tristano e Isotta nel 1975 al Regio di Torino.
Nel 1973 disegna scenografie e costumi per November Steps di Toru Takemitsu.
Gli ultimi anni, le ultime mostre
Nel 1981 Città di Castello inaugura una raccolta permanente delle sue opere a palazzo Albizzini. Tre anni dopo a palazzo Citterio di Milano si svolge una grande retrospettiva con oltre 160 opere.
Sempre negli anni Ottanta l’artista espone le sue creazioni a New York, Parigi, Nizza e Roma.
Nel 1989 la Fondazione Palazzo Albizzini acquista gli Ex Seccatoi del Tabacco, complesso di capannoni industriali, a Città di Castello, che vengono trasformati in un museo interamente dedicato all’artista dipinto di nero all’esterno per volontà di Burri.
Nel 1991 si tengono importanti retrospettive, a Palazzo Pepoli Campogrande, organizzata dalla Pinacoteca nazionale di Bologna, mostra che poi prosegue a Locarno e contemporaneamente, al Castello di Rivoli, vengono presentati 20 Cellotex inediti.
Nel 1993 presso gli Ex Seccatoi del Tabacco si espone un nuovo ciclo di opere, dal titolo Il Nero e L’Oro, che risultano essere 10 Cellotex.
Nel 1994 la donazione di Burri agli Uffizi a Firenze, che comprende un quadro Bianco e Nero del 1969 e tre serie di opere grafiche del 1993-94.
Muore a Nizza il 13 febbraio 1995.
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